Nella Laudato sii Papa Francesco osserva che “la logica che non lascia spazio a una preoccupazione per l’ambiente è la stessa in cui non trova spazio la preoccupazione per integrare i più fragili” (196). Quella dei poveri è una tematica sviluppata anche nella Fratelli tutti: “certe parti dell’umanità sembrano sacrificabili a vantaggio di una selezione che favorisce un settore umano degno di vivere senza limiti” (18); invece, “è possibile desiderare un pianeta che assicuri terra, casa e lavoro a tutti” (127), “l’opzione per i poveri deve portarci all’amicizia con i poveri” (234).
Uno straordinario film di Wim Wenders, Il sale della Terra (2014), riecheggia questi temi.
Il docufilm ritrae uno dei più grandi fotografi contemporanei, il brasiliano Sebastiao Salgado. Egli iniziò il suo percorso come economista ma, ad un tratto, abbandonò una promettente carriera per diventare fotografo. Un fotografo in continuo viaggio per i continenti alla ricerca di storie con al centro l’uomo, la sua sofferenza e i conflitti che lo riguardano: una miniera a cielo aperto in Brasile, l’esodo di migliaia di persone vittime della carestia nel Sahel e nell’Etiopia, i rifugiati del genocidio ruandese, le vittime dello sfruttamento del lavoro; una discesa agli inferi della sofferenza di chi è perseguitato dalla guerra, dalla fame, dalla povertà, eppure è ancora lì, a ribadire la propria dignità di uomo. Senza nascondere l’origine di molte di queste tragedie: un’economia che genera interi popoli come “scarto”. Fino al grande progetto Genesis (durato otto anni), che lo ha portato a visitare popoli che vivono in equilibrio con la natura come diecimila anni fa.
Attraverso le sue foto scopriamo l’uomo Salgado, la sua passione, la sua ricerca della verità, il sacrificio che assume per comprendere ciò che racconta; l’emozione negli occhi del maestro fa capire quanto sia intimamente legato a quelle immagini. È la filosofia di Salgado: cercare nei luoghi più remoti le condizioni in cui l’uomo riesce a dare un senso alla propria vita di fronte alle necessità della fame e della sete. E di questo uomo il fotografo non è stato mero osservatore: egli ha tenuto in mano la fotocamera finché ha ritenuto di comprendere cosa quelle persone stessero vivendo veramente, poi ha scattato. Per questo le sue immagini sono così potenti.
Negli ultimi anni Sebastiao e la moglie sono stati promotori di un esperimento che ha trasformato una proprietà terriera ridotta ad un deserto da anni di disboscamento, facendola ritornare al suo antico rigoglio: “se questo piccolo fazzoletto di terra può tornare quello di una volta, chi può dire che l’umanità non ha una chance?”. E Wenders, di lui, dice: “qualcuno che ha visto tutta la miseria del mondo è in grado di mostrare un percorso ottimista; a Salgado importava davvero della gente, per lui la gente è il sale della Terra”.