Contro l’orrore della guerra, che cosa si può fare se non pregare? Si avvicina il Natale e il mondo è sempre più insanguinato dalla violenza insensata dei conflitti, in Palestina come in Ucraina, in Yemen come in vaste parti dell’Africa.
La preghiera è un gesto di resistenza, innanzitutto contro il Nemico che agisce nel nostro animo, fomentando la paura e l’odio. Non è una fuga da imbelli, ma un avanzare verso un terreno nuovo, dove c’è già un Vincitore, ed affidare a lui la nostra miseria, la nostra violenza, la nostra incapacità a perdonare.
È quanto abbiamo imparato durante un viaggio a Kiev organizzato ad ottobre dal Movimento europeo di azione nonviolenta (Mean), al quale hanno partecipato per la redazione di Presente Paolo Signorelli e chi scrive. In questo video (che contiene anche immagini crude) offriamo un diario di quel pellegrinaggio, come invito a non dimenticare il dolore di chi subisce la guerra e come augurio che le armi tacciano ovunque e torni il sole della pace.