Lezione per chi vuol far politica
Lo scorso 19 gennaio, durante una breve conferenza stampa, la prima ministra neozelandese Jacinda Ardern ha annunciato che avrebbe rassegnato il mandato a inizio febbraio, diversi mesi in anticipo rispetto alle elezioni che si terranno il prossimo ottobre ‘23; motivi di natura personale, queste in sintesi le motivazioni da lei espresse. La notizia ha fatto immediatamente il giro del mondo, e la stampa internazionale non ha esitato a sottolineare la straordinarietà del percorso politico della protagonista, oltre che della sua inaspettata conclusione. Quali i motivi di tanto interesse? Quali le particolarità del percorso umano e politico della Ardern?
Chi è Jacinda
Nata ad Hamilton il 26 luglio 1980, Jacinda cresce in una famiglia che segue le tradizioni dei mormoni, ma dalle quali ben presto si distaccherà. Entra a far parte all’età di 17 anni del partito laburista neozelandese, nel 2001 si laurea in scienze politiche e pubbliche relazioni. Nel 2006 entra nell’ufficio di gabinetto del premier inglese Tony Blair, restandovi due anni. Tornata in patria, nel 2008 si candida alle elezioni nazionali e diventa il più giovane deputato in carica, in quel momento, nel parlamento neozelandese. Viene rieletta nel 2011 e nel 2014, via via incrementando il suo consenso e le preferenze accordate dagli elettori, oltre che il suo ruolo nel partito, allora all’opposizione. Il 1° agosto 2017 Ardern assume la carica di leader del partito laburista, e con le elezioni dell’ottobre dello stesso anno si forma una eterogenea coalizione di governo che la nomina come primo ministro; a 37 anni, Jacinda è così donna la più giovane a essere mai diventata capo di governo al mondo. Fidanzatasi con il presentatore televisivo Clarke Gayford, nel 2018 dà alla luce Neve Te Aroha, diventando il secondo capo di governo al mondo a partorire mentre era in carica (la prima fu la pakistana Benazir Bhutto). Nello stesso anno, per recarsi al Forum delle isole del Pacifico, ha viaggiato separatamente dallo staff presidenziale per poter trascorrere più tempo con la figlia, e celebre è stata la sua partecipazione ancora assieme alla piccola Neve all’Assemblea Onu del 24 settembre. Con le elezioni generali del 2020, Ardern ha poi guidato il suo partito ad una vittoria schiacciante, venendo conseguentemente confermata premier.
La politica alla Ardern
Ardern si è auto descritta come socialdemocratica, progressista, repubblicana e femminista. Sin dall’inizio dell’incarico di governo, il suo impegno si è orientato al tentativo di superare le diseguaglianze economiche e sociali: diminuire la povertà soprattutto infantile, favorire la maternità, incrementare i redditi bassi e il salario minimo, aumentare la spesa per sanità e previdenza sociale sono stati alcuni dei suoi cavalli di battaglia, oltre alla lotta al cambiamento climatico. Nel 2018 ha reso gratuito il primo anno di istruzione nella scuola secondaria ed ha accolto le richieste sindacali per il progressivo aumento della retribuzione degli insegnanti. Si è espressa favorevolmente per il matrimonio tra persone dello stesso sesso, ha partecipato ad una parata del Pride, ha sostenuto la depenalizzazione dell’interruzione della gravidanza, si è opposta alla criminalizzazione dell’uso della cannabis. Tuttavia, viene considerata una politica moderata, addirittura centrista (Richard Shaw, Università di Massey, NZ, cit. in Internazionale 23/10/2020), tanto che si è opposta, ad esempio, ad una proposta fatta dal partito dei verdi di istituire una tassa sulla ricchezza.
Come premier si è trovata ad affrontare alcune gravissime crisi, sicuramente le sfide più difficili per il Paese da decenni: il peggior attentato mai perpetrato in Nuova Zelanda, con l’uccisione da parte di un suprematista bianco di 51 fedeli musulmani in una moschea di Christchurch il 15 marzo 2019, l’eruzione vulcanica di White Island avvenuta il 19 dicembre 2019, costata 22 vittime e molti feriti, la pandemia causata dal virus Covid-19. Durante i suoi due mandati non tutto è andato per il meglio, ed è stata criticata per alcuni problemi strutturali non del tutto risolti, oltre ad alcune promesse elettorali non mantenute; ciononostante Jacinda Ardern rimane la politica tuttora più apprezzata del paese, oltre ad essere eccezionalmente ammirata nel resto del mondo (Il Post, 20/01/2023). Perché?
Una normale eccezionalità
Alla prima conferenza stampa dopo la sua nomina a leader del partito laburista, ha dichiarato che la sua campagna elettorale sarebbe stata improntata ad infondere «incessante positività» (The Guardian, 31/07/2017). Al suo insediamento in occasione del primo mandato del 2017, Ardern ha affermato che il suo governo sarebbe stato «concentrato, empatico e forte» allo stesso tempo (The Daily Telegraph, 30/04/2021). Il suo primo viaggio ufficiale l’ha condotta in Australia, in un momento in cui i rapporti tra i due paesi erano molto tesi; ad esito della missione, il leader australiano Turnbull così ha descritto i colloqui con la giovane premier neozelandese: «ci fidiamo reciprocamente, il fatto che proveniamo da tradizioni diverse è irrilevante» (The New Zealand Herald, 5/11/2017). È stata molto apprezzata per come ha gestito la tragedia della strage alla moschea di Christchurch e per come ha sostenuto la comunità musulmana neozelandese, ad esempio presentandosi davanti ai parenti delle vittime portando il velo musulmano e manifestando con gesti commoventi la sua vicinanza al loro dolore; una fotografia di lei che abbraccia un membro della comunità musulmana con la parola “pace” in inglese e in arabo è stata proiettata sul Burj Khalifa, l’edificio più alto del mondo a Dubai. Inoltre, nelle settimane immediatamente successive all’attentato ha fatto approvare una legge che vietava la vendita di molti tipi di armi. Anche nelle ore seguenti all’eruzione del vulcano di White Island ha espresso una concreta vicinanza alle persone colpite; celebri i sinceri abbracci ai soccorritori. Con grande rapidità e decisione ha affrontato il diffondersi del Covid-19, imponendo una politica drasticamente restrittiva e per questo aspramente criticata, in particolare all’inizio del 2022 quando le restrizioni erano ancora attive e dure; una politica, tuttavia, che ha protetto la Nuova Zelanda dalla diffusione del virus.
La politologa Lara Graves (Università di Auckland) ha sostenuto che il secondo mandato affidato alla Ardern sia stato anche il frutto del messaggio di benevolenza e unità promosso dalla prima ministra di fronte alla concorrente conservatrice, che invece portava avanti un approccio decisamente “frantumatore”. Nel suo discorso da vincitrice, Jacinda ha affermato che «viviamo in un mondo sempre più polarizzato, in cui un numero crescente di persone ha perso la capacità di mettersi nei panni degli altri. Noi non siamo così, come nazione siamo ancora in grado di ascoltare e di discutere». E parlando della competizione politica, così si è rivolta ai giovani: «voglio che i giovani guardino questo posto e dicano: voi politici potete fare cose positive, non c’è bisogno di lanciarsi il fango addosso»(cit. in Internazionale, 23/10/2020). Da sempre, la Ardern si è contraddistinta per uno stile diretto ma garbato, tanto che lei stessa auspicava di lasciare di sé un’immagine gentile e forte allo stesso tempo. Un approccio nettamente in controtendenza rispetto alla politica muscolare rappresentata da molti uomini “forti” al potere, non ultimo, naturalmente, il Vladimir Putin protagonista dell’aggressione all’Ucraina. Uno stile che l’ha resa popolarissima, tanto da far parlare di una vera e propria “Jacindamania” (Cnn, 1/09/2017), e da costituire uno stimolo di unificazione per i neozelandesi oltre che una fonte di ispirazione per tante persone in tutto il mondo (The Spinoff, 1/05/2021).
A lezioni di leadership
La gestione della pandemia da parte della Ardern, secondo Suze Wilson (docente all’università di Massey, NZ, Internazionale, 23/10/2020) costituisce un esempio significativo di esercizio delle capacità di leadership. La Nuova Zelanda ha adottato un lockdown tra i più rigorosi al mondo, ma la premier si è sempre contraddistinta per alcune caratteristiche fondamentali di una buona leadership, per motivare decisioni e favorirne l’applicazione: dare informazioni ampie e comprensibili, fornire significati adeguati alle scelte adottate, mostrare vicinanza ed empatia. In occasione dell’annuncio del lockdown, nel marzo 2020, Jacinda preparò con cura un discorso per informare i cittadini in modo più ampio possibile, rendendosi subito disponibile ad una lunga sessione di domande da parte dei giornalisti presenti alla conferenza stampa. Ha sempre cercato di aiutare le persone a comprendere e ad accettare grandi cambiamenti e sacrifici impegnativi, dando al processo decisionale un’impalcatura estremamente trasparente, cercando inoltre di convincere i singoli e la collettività ad assumersi la responsabilità dei problemi di tutti.
In realtà, è la personalità della Ardern, al di là delle singole scelte e idee su cui ovviamente si può discutere, ad essere emblematica di un differente stile di leadership rispetto al modello dominante: uno stile “femminile”? uno stile “gentile”? Ci pare evidente come la leader neozelandese rappresenti un nuovo modello di gestione della res publica, un approccio che costituisce un tentativo di risposta ad una politica basata sulla contrapposizione e la mancanza di dialogo, sulla polarizzazione esasperata, su forzature ideologiche non rispettose della complessità. La sua figura, inoltre, è rappresentativa di alcuni aspetti che stanno affiorando anche nella letteratura manageriale che, non a caso, ha iniziato ad approfondire il tema della “leadership gentile”: il rispetto per le opinioni altrui, la valorizzazione delle differenze, l’attenzione alla vulnerabilità specie in caso di contesti difficili, la consapevolezza del ruolo centrale delle relazioni all’interno dei processi decisionali.
E, infine, occorre essere “gentili” per rassegnare le dimissioni nel pieno della popolarità, soprattutto per le modalità adottate e le motivazioni comunicate, ammettendo, semplicemente, «di non aver più abbastanza energie per proseguire», che «ho dato tutto per essere la premier, ma questo mi è anche costato molto», che «diamo fin quando possiamo, e poi è il momento di lasciare. Per me questo momento è arrivato», e che «so che ci sarà un gran parlare sulle conseguenze di questa decisione così come sulla cosiddetta vera ragione che l’ha motivata. L’unica angolazione interessante che troverete è che dopo sei anni di grandi sfide, sono umana. I politici sono umani». Può sembrare una forzatura irrispettosa, ma non possiamo non scorgere analogie con altre dimissioni eccellenti, e ancor più eclatanti, come quelle avvenute dieci anni fa da parte di un’altra personalità “gentile” come papa Benedetto. È plausibile che abbiano influito, nella decisione di Jacinda, illazioni e persino minacce da lei ricevute da parte di componenti radicali no vax e da strenui oppositori alle politiche restrittive all’acquisto di armi adottate negli anni passati. La precedente premier neozelandese Helen Clark ha sostenuto che «la Ardern ha affrontato un livello di odio senza precedenti nel nostro Paese», e la polizia neozelandese ha riferito che le minacce contro la prima ministra sono quasi triplicate in tre anni (Agi, 20/01/2023). Può essere che abbiano avuto un peso alcuni fallimenti in cui la Ardern è incorsa nei suoi due mandati, o un calo di consensi che si inizia a intravedere per il suo partito. Ma certamente lascia il segno una leader che ammette la propria vulnerabilità e che riconosce i propri bisogni umani: «mamma non vede l’ora di essere con te quando comincerai la scuola l’anno prossimo» (rivolta alla figlia), «Clarke finalmente ci sposeremo» (rivolta al compagno). Tutto ciò ci sembra segno di una persona non abbarbicata al potere o alla mera affermazione personale, che ama tanto il suo progetto al punto di riuscirsene a distaccare, che ha un rapporto con la realtà e con la propria umanità che non esclude la consapevolezza e l’ammissione di limiti, errori e debolezze. Un atteggiamento in fondo molto coraggioso, e dunque, in realtà, molto “forte”. O, appunto, gentile.
Video – In alto e qui sotto estratti dalla conferenza stampa sulle dimissioni di Jacinda Ardner:
Una bella e fresca analisi di una storia interessante