Il Mean vuole schierare un milione di europei disarmati a sostegno della resistenza ucraina
Il 5 novembre 2022, mentre in Ucraina infuriava la guerra scatenata dalla Russia, a Roma 100.000 persone hanno sfilato per chiedere la pace. Tra le sigle che hanno aderito all’imponente manifestazione c’era il Mean, Movimento europeo di azione nonviolenta. La marcia di Roma ha sollevato polemiche, soprattutto per la presenza di leader di partito che hanno galvanizzato l’attenzione dei media con messaggi contraddittori. Per capire che cosa fosse effettivamente successo, la redazione di Presente ha voluto dialogare con Angelo Moretti, portavoce del Mean, che ha sfilato a Roma, e che negli scorsi mesi si è reso protagonista di una serie di azioni nonviolente a sostegno della resistenza ucraina.
La prospettiva del Mean è originale all’interno dello schieramento pacifista e nel dialogo con la redazione di Presente Moretti la spiega in modo molto chiaro. Scegliere la via nonviolenta non significa essere equidistanti: in Ucraina si deve arrivare a una tregua nella verità, ossia che la Russia dovrebbe abbandonare il territorio che ha invaso dal 2014, quindi compresa la Crimea. Il Mean propone che un milione di europei convergano su Kiev per frapporsi con i loro corpi tra gli aggressori e gli aggrediti.
È in fondo la proposta che Presente aveva avanzato immediatamente all’inizio dei combattimenti.
Sostegno bellico e diplomazia sono compiti dei governi, ma noi pure che non abbiamo quel ruolo possiamo fare azioni concrete, con l’aiuto umanitario, ma anche con iniziative pacificatrici.
Come del resto già avviene in Ucraina. Moretti racconta di 245 azioni nonviolente messe in campo da cittadini ucraini, che si sono opposti senza armi ai carrarmati russi, a volte sacrificando la vita, ma spesso riuscendo a bloccare i blindati. Eppure nessuno ne parla.
La via nonviolenta non è velleitaria, non è follia. È una follia, dice Moretti nel dialogo che riportiamo, “pensare che qualcuno risolva questa guerra con le armi”.