Il fotogramma notturno dell’ultimo soldato americano che lascia l’aeroporto di Kabul il 31 agosto 2021 rimarrà nella storia come l’epilogo tragico di un ventennio folle. Biden ha voluto che il ritiro delle truppe Usa dall’Afghanistan avvenisse prima dell’11 settembre, con evidente intento simbolico. Le guerre senza fine che hanno alimentato il vangelo neoconservatore dopo il crollo delle Torri Gemelle sono finite. Biden l’ha detto esplicitamente: “È finita un’era”. Ed ha aggiunto: “Ogni azione che intraprendiamo all’estero dobbiamo farlo avendo in mente le famiglie americane”. Insomma: si torna a casa. Niente di più lontano dalla retorica missionaria che spesso alimenta l’immaginario americano.
Una doccia fredda di realismo (Biden il realista, ha titolato Foreign Affairs) sulle ambizioni di primatismo e di disseminazione della democrazia che tanto sono costate agli americani e al resto del mondo nel ventennio folle che abbiamo appena archiviato.
Una così drastica inversione di rotta da parte della principale potenza del mondo ha lasciato molti disorientati. Pochi riescono a concepire un’America che si ritira dal suo ruolo di guida globale, che rinuncia alla missione storica di guardiano della libertà e del libero scambio.
E così si esplorano nuovi orizzonti. Letteralmente. Lo spazio in cui questo nostro pianeta è lanciato è tornato al centro degli investimenti, oltre che dei sogni, delle principali potenze del mondo, America e Cina, in testa. E questa volta non solo degli stati. Elon Musk, fondatore di Tesla e di SpaceX l’ha messo come scopo di tutta la sua intrapresa e tutti coloro che lavorano per lui lo devono condividere: “siamo una specie multiplanetaria”, la colonizzazione di Marte è il nostro obiettivo. Il fatto è che non si tratta delle velleità paranoiche o fantascientifiche di qualche visionario. La conquista dello spazio è un obiettivo che sta mobilitando risorse ingentissime, tra lo sconcerto di coloro che preferirebbero vedere tutti quei soldi spesi per obiettivi più terrestri, come la lotta al riscaldamento del nostro pianeta, o magari la cura della malaria, se non del Covid.
Sta di fatto che Marte (o almeno la Luna) stanno diventando quella “missione” di cui il mondo ha oggi bisogno per dare senso ai suoi giorni.
Ma c’è anche un’altra possibilità per rendere ricca di intensità, di scopo la vita post-apocalittica. Ricucire, riconciliare, ricostruire. Un mondo sfaldato dai vent’anni della follia fondamentalista, forse cerca semplicemente di riconquistare se stesso, di riscoprire la profondità e la ricchezza di essere uomini, qui su questa terra, così unica e (al momento) insostituibile.