In questi giorni il mondo fa i conti con il proprio destino. Da un lato non si riesce ad uscire dall’incubo Covid, dall’altro mancano le energie per affrontare con forza la minaccia del riscaldamento del pianeta. Sono oramai due anni che il Coronavirus flagella i popoli ad ogni latitudine e ancora non lo si può dire sconfitto. Nonostante le massicce misure sanitarie messe in atto nei paesi avanzati, il virus rispunta da ogni dove, anche per colpa della miopia di chi non ha voluto liberalizzare in tempo i brevetti dei vaccini.
E contemporaneamente le nazioni non riescono a trovare un accordo per azzerare le emissioni di anidride carbonica in tempi rapidi, aggravando la sensazione di impotenza di fronte all’avvicinarsi di quella che ormai tutti avvertono come una catastrofe imminente.
Il mondo è malato e rischia di peggiorare in modo irreversibile.
Allora inizia il si salvi chi può. Per milioni di disperati significa letteralmente scappare, per una manciata di privilegiati la fuga è già iniziata da tempo e la meta è il futuro: che sia Marte o il miraggio della rianimazione per via tecnologica, l’importante è salvare la pelle. L’ideale sarebbe la vita eterna. Per averla si è disposti a tutto, anche a tagliarsi la testa.
La stragrande maggioranza degli uomini comuni, invece, vive alla giornata, alternando entusiasmi e delusioni, a seconda di quello che passa il convento. Si sta ad aspettare qualcuno che magicamente ci risparmi le conseguenze dei nostri errori: un salvatore insomma. Ma quando arriva è già troppo tardi.
In questa rivista recensioni e riflessioni che aiutano a mettersi nei panni di questi uomini che siamo noi.