Questa pandemia ci ha messo di fronte alla necessità di aver cura del corpo, di guarirlo dall’attacco del virus.
Il nostro progenitore, Homo sapiens, ha inventato la scienza che oggi attraverso i vaccini ci permette di affrontare il problema.
Il problema non è affatto risolto, stiamo mettendo una pezza alla falla ecologica che stiamo alimentando da quando camminiamo sulla terra.
I virus non sono nemici, vivono nel nostro pianeta da molto prima che arrivassimo noi umani ed iniziassimo a modificare l’ambiente piegandolo alle nostre esigenze fino al degrado più esteso e profondo dei giorni nostri.
Oggi tutto è bio; bio-economia, bio-etica, bio-diritto…ma dobbiamo educare maggiormente la coscienza ecologista.
La svolta green è un’esigenza, deve diventare una priorità, salvando il pianeta salviamo noi stessi.
Una seria e consapevole politica ecologista non si limita a salvare l’ambiente naturale ma anche l’ambiente umano, per fare questo dobbiamo trasformare i nostri costumi, la nostra civiltà.
Ogni catastrofe ci sgomenta ma poi le nostre coscienze si riaddormentano e vengono sedotte dalla sete insaziabile di profitto che è il motore del degrado del pianeta.
La pandemia ci ha reclusi fisicamente, questo confinamento ci costringe a riflettere sulle nostre vite, sulla nostra relazione col mondo, sull’impellenza di trasformare l’Io in Noi perché ognuno è una particella nel destino dell’umanità.
Nell’enciclica “Laudato si’ ”Papa Francesco invita l’uomo a prendere “dolorosa coscienza” dell’aggressione all’ambiente strappando via la dignità a tutto il resto, a tutto ciò che ci vive accanto.
L’immensa crescita tecnologica non è stata accompagnata da uno sviluppo della responsabilità dei valori e della coscienza. Manca la coscienza di una mutua appartenenza e di un futuro condiviso da tutti. Questa negligenza toglie dignità all’essere umano!
E’ doveroso estendere la cura anche alla mente che è in stretta relazione con il corpo, se non si colma questa lacuna il futuro porterà a galla nevrosi, fragilità e paure nate e alimentate nella solitudine dei nostri pensieri.
Conserviamo ancora un’ingenua visione naturalistica del corpo, ci dimentichiamo di parlare di individuo plasmato dal contesto sociale, economico e storico in cui vive. Tutte queste componenti sono una componente “biologica” essenziale. Nessuno nasce nudo, nascendo e crescendo ogni corpo reca con sé quell’intreccio di saperi comportamentali e sapienziali che ha ereditato da tempi e da vicende ancestrali.
Pensiamo al nostro corpo come ad una macchina da aggiustare e tentiamo di allontanare sempre più la morte dalla nostra vita.
Riponiamo sempre maggiori speranze nella scienza che ci mette dinnanzi ad interrogativi stringenti ed ineludibili e che aprono la strada a nuove sfide di responsabilità.