Moltissimi quadri di E. Hopper colgono l’uomo contemporaneo, le sue case, gli uffici, le sue città, nell’attimo della paralisi, della solitudine.
La realtà c’è, c’è anche un oltre, fuori dalle finestre dove puntano gli sguardi. Ma tutto è cristallizzato, sembra nell’impotenza.
Quest’opera, giovanile e insolita, invece ci presenta un ragazzo nell’istante in cui scosta le coperte e sta per alzarsi da letto, per andare verso quel mare di possibilità che ha davanti, verso la luna; fuori, incontro al reale, magari potrebbe trovare qualcuno… La parete è già squarciata, i neri gabbiani che comunque non sono eliminati, non bloccano il ragazzo nel quadro appeso, sul lato opposto (il quadro è la sua interiorità, ci dice Hopper).
Questo il significato del Presente, cioè l’istante in cui si decide di andare incontro al reale, al mondo, amico o nemico, fuori dal “cortile”; o come diceva Azurmendi a proposito di Wittgenstein,” perché non mi alzo a sporgermi?”…